Di Praga cosa pensate? Spesso i boemisti che hanno studiato in Moravia hanno sentimenti contrastanti riguardo alla metropoli. Io stesso non faccio esclusione, a dispetto di un percorso di studi quasi unicamente pragocentrico.
(Sirtori) Io sono un moravista di formazione e propensione, Praga la vedo si e no due volte all’anno. E’ stata una città molto bella ed affascinante, ora ha perso parecchio del suo smalto. A Praga invidio solo la metropolitana. E U Tygra. E il fiume. E il Caffè Slavia. E…
(Marchese) Praga è Praga, che discorsi. È una delle principali cause che fa ammalare di boemistica. Lapreferisco però un po’ a gocce da quando Disneyland ci si è trasferita nel centro.Non è snobismo, ma già soffrivo a Venezia per le valanghe di turisti e tutto ciò che comportano, che senso avrebbe subirle anche a Praga? Inoltre la “mammina con gli artigli” come la chiamava il solito Kafka, dopo la sedicente rivoluzione di velluto apriva tutte le porte al visitatore curioso, oggi non proprio. Infine non si fa a tempo a trovare il proprio locale preferito che la volta successiva già non c’è più. Ma ogni volta che la rivedo, porca miseria che tuffo al cuore! A questo punto dovrei spendere parole di lode su Brno. Mi suonerebbero però un po’ banali perché le ho ripetute infinite volte. Provo a riassumere così: Brno non ti trattiene ma ci si sta meravilgliosamente bene. Ed è a sole due ore da Praga…
(Sormani) La mia prima borsa di studio fu Praga, ci rimasi quattro mesi e mi piacque molto, a Praga torno regolarmente per la maratona o per vedere alcuni amici. Invece a Brno all’inizio feci un po’ fatica ad ambientarmi. Ora sto benissimo qui, ma l’astio di certi moravi nei confronti di Praga è per me insensato, fastidioso e sciocco. Del resto Praga è più grande, più bella, ci sono più soldi, c’è la metro. È normale che la gente di Brno nutra un po’ di invidia (tié).
Da emigrati, qual’è il vostro rapporto con la comunità italiana di Praga o di Brno? Siete membri attivi o le schivate e state nascosti come insegnava Epicuro?
(Sirtori) A parte due membri della Poldi e la mia famiglia, non ho praticamente contatti con altri italiani, non è snobismo, forse sono solo un tipo poco “comunitario”.
(Sormani) In questo sono piuttosto epicureo, inizialmente lo ero per motivi di studio: volevo studiare il ceco, quindi a che pro praticare l’italiano. Ora non cerco certo gli italiani, ma nemmeno li evito. Però negli anni mi sono costruito prevalentemente amicizie non italiane (non necessariamente ceche) e quindi gli italiani tendo a vederli poco.
(Marchese) Anche senza disturbare Epicuro, non credo che gli italiani all’estero tendano più a costituirsi in comunità: ormai lo abbiamo capito addirittura noi, ci sono italiani e italiani in Italia come all’estero. Quelli che non frequenterei in patria, non li frequento neppure qui. Ma forse Epicuro ci stava: quando ho deciso di aderire all’ANPI, ho scelto di iscrivermi alla sezione di Venezia anche se ce n’era una a Praga… O forse era campanilismo moravo?
Vi capita mai di saper spiegare qualcosa in ceco ma non in italiano? Io ho questo problema ogni volta che devo descrivere la mia posizione lavorativa o devo fare la dichiarazione dei redditi (sono cose che ho fatto solo qui).
(Marchese) Capita, capita… Anni fa ristrutturando casa avevo imparato a descrivere in ceco attrezzi, materiali e mansioni per poi accorgermi che per dire le stesse cose in italiano avrei avuto bisogno di un vocabolario. E poi ormai la nostra testa è un caos linguistico e per deformazione professionale andiamo in cerca delle minime sfumature che SOLO quella parola in QUELLA lingua o dialetto hanno. A volte mi piacerebbe fosse lecito parlare come il mio omonimo ne “Il nome della rosa”…
(Sirtori) Può capitare, è inevitabile se determinati argomenti vengono trattati in ceco per la prima volta. Io non sarei in grado di spiegare il gioco del Mariáš in italiano…
Quale è invece il vostro rapporto coi cechi?
(Sirtori) Direi buono.
(Sormani) Io ho mediamente un rapporto molto buono, anche se non si può fare di un’erba un fascio. Ci sono molte cose che mi piacciono dei cechi. Quindi parliamo di ciò che non mi piace: li trovo troppo formali (mi è capitato che una compagna di corso all’università mi desse del Lei, ma stiamo scherzando…), e purtroppo ultimamente si sta diffondendo un certo razzismo contro i rom. Vivendo vicino a Cejlsento spesso commenti intolleranti verso i rom, lo trovo semplicemente odioso.
(Marchese) Credo buono, ne sono ancora innamorato. Oltre a tutto verso le eventuali pecche altrui si è sempre molto accondiscendenti. È verso l’idiozia patria che ci si sente quasi responsabili e i rapporti si fanno quindi tesissimi. Qualcosa che mi infastidisce dei cechi? Spesso pensando di farmi un complimento sul mio abbigliamento, mi sono sentito dire: “Sembri proprio un mafioso” La prima volta sono rimasto sotto choc… E vagli a spiegare che ingiuria più grossa non potrebbero farmela. Temo sia però colpa dei film americani. Ah pure le numerose battute sui rom mi mandano in bestia.
Cosa pensate quando dicono che la Repubblica Ceca è nell’Europa centrale e si offendono se parliamo di Europa dell’est?
(Marchese) Hanno ragione e che cavolo! “Europa dell’Est” è una categoria mentale di chi è nato dalla parte occidentale della cortina di ferro.
(Sirtori) Forse è solo un qui pro quo: noi con est parliamo di geopolitica (il blocco orientale) e loro di geografia. Basta mettersi d’accordo, del resto anche i cechi pensano che il Monte Bianco sia esclusivamente in territorio francese.
(Sormani) Un vero boemista (come Salvatore) si dovrebbe indignare a sentir parlare di Europa dell’est, io però sono un boemista emancipato e in più ho studiato anche russo. Dipende dal contesto di cui si parla. Chi parla avendo in mente il contesto politico della guerra fredda, ha buoni motivi per parlare di est, e molto spesso chi non conosce la Repubblica Ceca parla avendo in testa la cartina politica dell’Europa dei decenni scorsi. Certo l’etichetta politica è obsoleta, ma è inutile fare la capa tanta a un malcapitato che non ne sa nulla. Se si vuole parlare di cultura invece, è difficile se non impossibile parlare di est.