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Italiani a Brno: il collettivo Poldi Libri, casa editrice veneta con il cuore in Repubblica Ceca

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Cosa pensate invece se i cechi dicono di somigliare più ai tedeschi che agli altri popoli slavi? (Ho sentito pure questa)

(Sirtori) Io non l’ho mai sentita, ad ogni modo è vero che geograficamente e storicamente sono uno dei popoli con i contatti più stretti con le popolazioni di lingua tedesca, se poi la Škoda ha addirittura rilevato la Volkswagen, qualcosa vorrà pur dire…

(Sormani) Non so se ne siano convinti o se sia piuttosto un desiderio. Di fatto il mondo slavo viene spesso erroneamente identificato con il mondo russo, visti i recenti trascorsi è abbastanza normale che i cechi se ne vogliano distanziare. Poi la Germania è vicina e qui c’era una minoranza tedesca che ha fatto parte in modo profondo e radicato della cultura locale, certo più della cultura polacca o di quella croata. Però capovolgiamo il discorso: che cosa vuol dire essere slavi? Non c’è un modello slavo di riferimento. Un russo non è più slavo di un ceco o di un bulgaro, tutti sono slavi a modo loro, con culture profondamente diverse.

(Marchese) Tra le tante, anch’io l’ho sentita, ma è un’opinione che credo vada scemando. A ritmo ventennale circa, i cechi sentono il bisogno di ridefinire la propria identità nazionale. È in fondo una cosa sana e noi cecofili attendiamo col fiato sospeso.

Visto che siamo in tema, vedete eredità lasciate dal regime socialista?

(Marchese) Una certa propensione al seguire scrupolosamente norme e normette, oppure allo scavalcarle sperando di sfangarla, il che si sposa perfettamente alla nuova era dopo l’entrata nell’Unione Europea…

(Sirtori) Mi sembra naturale: se in Italia sono bastati vent’anni di regime fascista per condizionare tutt’ora la nostra società, non vedo perché i cechi non dovrebbero risentire di 50 anni di regime comunista. E’ anche vero che quest’argomento viene utilizzato come alibi (vedi ad es. la qualità dei lavoratori dell’edilizia…), ma se devo individuare un danno del comunismo, questo è l’invidia e la falsità che ancora sono presenti, non è un caso che Havel li citasse.

Secondo voi la scissione ceco-slovacca è stata una buona idea?

(Marchese) Rispondo così: non gliela perdoneremo mai! Anzi vi invitiamo a dire la vostra, rispondendo a quattro brevi domande del nostro sondaggio su questo tema.

(Sirtori) Assolutamente no, la Cecoslovacchia era sicuramente uno stato più vario, più interessante e più curioso da scoprire rispetto ai due stati separati, che sono sicuramente più omogenei ma anche più piatti. Poi ovviamente alcuni ne hanno tratto vantaggio, per queste persone è stata un’idea ottima. Ma per gli altri no, è stato di sicuro un impoverimento culturale e politico.

Per concludere, cosa pensate ci sia nel futuro della Repubblica Ceca? E nel vostro futuro? Qualcun’altro vuole emigrare? Qualcuno vuole tornare in patria?

(Sormani) Boh. Ho dimenticato il colombre in vasca da bagno, vado a chiedergli. Non so. Rispetto al casino in cui siamo noi italiani, la Repubblica Ceca almeno non rischia di uscire dall’Euro, il che è già qualcosa. Nel futuro della Poldi c’è un orizzonte limitato: come Poldi ragioniamo di libro in libro, avendone in programma un paio avremo di sicuro lavoro per un po’. Abbiamo la fortuna sfacciata che la terra è tonda, quindi andando avanti l’orizzonte si sposta sempre un po’ più in là. In patria io per ora non ci torno, ma non disprezzerei l’idea di trasferirmi in un paese caldo, magari al mare. L’unica cosa per me insopportabile della Repubblica Ceca è questa: il clima.

(Marchese) Siamo tutti in attesa che i cechi ci stupiscano (prima o poi), lasciamoli fare. Quanto a noi, che tanti italiani ancora vogliano emigrare, è sotto gli occhi di tutti, che resterà più in Italia? Comunque da vecchi si diventa nostalgici e quindi vorrei invecchiare a morire guardando il mare a Venezia o a Palermo

(Sirtori) La Rep. Ceca si annetterà legalmente la Germania, la nuova capitale sarà Humpolec. Io sarò imperatore della rinata Grande Moravia (comprendente la piccola Boemia e la minuscola Germania). Ragionevolmente ritengo che qualcun altro (con o senza apostrofo) possa desiderare di emigrare, ma non chiedetemi chi, da dove e verso dove. Lo stesso vale per l’ultima domanda, escludendo però un bel po’ di italiani.


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