Il giorno di San Venceslao, santo patrono della Repubblica Ceca, 28 settembre, è festa nazionale.
E i cechi, da buoni atei, non ricordano particolarmente le feste religiose a meno che non cadano in giorni feriali e siano motivo per saltare il lavoro. A ben guardare effettivamente, i cechi celebrano molto di più le feste laiche (vale a dire il 1 Maggio, l’8 Maggio, il 28 ottobre e il 17 Novembre) di quelle religiose, ma forse è bene lasciare gli elogi per quelle occasioni. Torniamo invece a Svatý Václav, ovvero San Venceslao I duca di Boemia. Per buttarla in termini beceri, il tipo sul cavallo davanti al Museo Nazionale.
Di lui si sa poco e niente, non si è nemmeno certi che sia nato nel 907. Si sa che combatté contro il Sacro Romano Impero germanico. Si sa che faceva parte della dinastia Přemyslide, ovvero la prima dinastia di regnanti cechi, una famiglia che al tempo era divisa tra chi come Václav aveva abbracciato il cristianesimo e chi come il fratello Boleslav (Boleslao I) rimaneva fedele agli dei slavi.
Come insegna Lucrezio le diaspore religiose sono sempre pretesto per liti di potere, sicché Boleslao la sera del 28 settembre 935 invitò il fratello a cena nella sua tenuta di Stará Boleslav. L’indomani i fratelli si incontrarono mentre Venceslao si recava alla preghiera mattutina. Questi ringraziò Boleslao per l’ospitalità indimenticabile e quello rispose che effettivamente sarebbe stata indimenticabile. Dopodiché lo pugnalò e Venceslao si lasciò morire per non spargere il sangue del fratello.
Il corpo di Venceslao non si sa esattamente dove sia. È certo però che fu il primo ad edificare un tempio cristiano dove oggi sorge la cattedrale di San Vito Tra l’altro, fino a 50 anni fa si credeva che San Venceslao fosse stato ucciso il 28 settembre del 929.
Per questo motivo gli stessi lavori alla cattedrale di San Vito furono protratti in modo tale da avere l’inaugurazione nel 1929 per commemorare degnamente i mille anni dalla morte del patrono.Da qui in poi fu soltanto leggenda, San Venceslao fu canonizzato, gli vennero attribuiti miracoli, il suo corpo divenne oggetto di culto e fu traslato nella cappella di San Vito. Della cappella sono rimasti i basamenti, tra le fondamenta della attuale cattedrale di San Vito, appena prima delle tombe di Carlo IV, Rodolfo II e Giorgio di Poděbrady.
Qui trovate le principali festività ceche
Secondo un’altra leggenda però, San Venceslao riposa all’interno della montagna di Blaník. Ne uscirà alla guida di un esercito di cavalieri (Blaníčtí rytíři), nel giorno più buio della nazione ceca. E questo giorno, per quanto angosciante possa sembrare, non è stato né l’8 novembre 1620, né il primo ottobre 1938, né il 21 agosto 1968. Poco importa perché questo ci riporta alla statua di cui sopra e del perché San Venceslao è un cavaliere armato. Quella statua rappresenta l’allegoria, la speranza e l’ultimo baluardo di un popolo. E il popolo ceco si è raccolto ai piedi di quella statua in tutti i momenti cruciali della propria storia.
Ai suoi piedi i cechi si riunirono quando fu proclamata la Prima Repubblica cecoslovacca nel 1918. Sempre lì si dette fuoco Jan Palach (così ora sapete anche il perché della croce nera e dei fiori vicino alla scalinata del Museo Nazionale). Ai piedi di San Venceslao si riunì per festeggiare la caduta del comunismo. E chissà quante cose devono ancora succedere.
Ricordatevi che abbiamo due articoli in cui potete trovare i nomi dei mesi e i nomi dei giorni
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