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Italiani in Repubblica Ceca: Alessandro Daniele, manager

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Italia Praga One Way incontra oggi, peraltro in uno dei peggiori bar di Blatnice pod Svatým Antonínkem (perché questo é un blog che ama la marcitud… ehm… il rischio, ndr.), Alessandro Daniele, attivo come crysis manager nel settore informatico. La sua vita si divide tra Brno e Ostrava, è inoltre famoso per le sue opinioni molto poco allineate sugli italiani e l’italianità all’estero. Insomma, prepariamoci a prendere un fracco di legnate.

Come mai sei venuto in Repubblica Ceca e che cosa fai di preciso?

Dopo svariati anni in Asia come freelance ero rientrato in Italia; dopo 2 settimane ne avevo già le tasche piene del bel paese e ho pensato di andare via in maniera superveloce, accettando quindi la prima offerta che mi sarebbe arrivata dall’estero. Detto fatto, uno dei millemila sedicenti imprenditori Italiani mi contatta dalla Repubblica Ceca, una proposta che puzzava di falso a km di distanza. E così fu, infatti, ma ormai io il mio traguardo lo avevo raggiunto. Da lì ho ricostruito la mia carriera lavorativa, prima in IBM a Brno: un postaccio infame ma comunque in grado di dare qualcosa a chi è abbastanza stronzo da rubare tutto quello che può rubare in termini di know-how e certificazioni. Adesso sono a Ostrava, lavoro per Okin a.s. una azienda 100% ceca che vende i processi IT a Verizon. Per loro mi occupo di gestione crisi e major incident.

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Come valuti la Repubblica Ceca dal punto di vista delle tecnologie informatiche rispetto all’Italia?

Ti piace sparare sulla croce rossa vero? Anche lo Swaziland è tecnologicamente avanzato rispetto all’Italia (rutt… ehm… ride, ndr). Il gap informatico tra Italia e resto del mondo è di circa 25/30 anni. Basti pensare che il 90% delle funzioni IT attualmente utilizzate nei processi industriali di tutta Europa nello stivale manco esistono.

Quali sono le aziende di punta del web ceco e quali consigli agli stranieri per avviare una carriera lavorativa all’estero?

La ČR ha delle ottime e solide aziende informatiche. Avast per citarne una random. Avviare una carriera lavorativa qui? Semplice: c’è fame, tanta fame (leggi: domanda di forza lavoro, ndr), di figure con alle spalle una professionalità, quindi se non sai l’inglese almeno ad un livello elevato o se non sei specializzato, resta pure a casa o vai pure a Londra a migliorare il tuo livello linguistico tra un piatto e l’altro (oppure fai lavori con condizioni assurde tipo me appena arrivato, ndr.).

Qualche tempo fa è uscita la mappa con “le cose peggiori di ogni stato europeo”. Per noi c’era l’evasione fiscale, per la Rep. Ceca le condizioni di lavoro prossime allo schiavismo. Concordi?

Sicuramente il mondo del lavoro ceco è molto diversificato: passi da lavori con paga da fame e turni massacranti a lavori altamente retribuiti, tantissimo tempo libero ed una marea di benefit; generalizzare non fa mai bene, ma sicuramente ci sta margine di lavoro e miglioramento, quindi sostanzialmente mi trova in accordo (anche in virtù di quello che troverete in coda all’intervista, ndr.).

Venendo alle città, tu vivi tra Ostrava e Brno. Di quest’ultima ti chiedo se la fama di centro dinamico ed in espansione sia meritata.

Sicuramente Brno è in espansione. Non certo per la lungimiranza della sua amministrazione ma è indubbio che sia in espansione, tra università, multinazionali e il mondo che ruota attorno alla fecondazione assistita. È sicuramente un borgo che ribolle, probabilmente più vivo di Praga, ormai fossilizzata sulle rive del suo fiume pigro e a volte aggressivo.

Di Ostrava invece, sarebbe bello sapere qualcosa in più oltre allo stereotipo “città industriale nera e piena di fabbriche”.

Ostrava? Bellissima città, pensa che riesce a far sembrare bello un centro sociale pieno di rasta e cani puzzolenti.

Tu hai fama di essere un bastian contrario e provocatore nella comunità italiana a Brno (e non solo). Qual’è il tuo rapporto effettivo coi nostri concittadini qui?

Ottimo direi, tranne alcuni casi clinici mi trovo bene con tutti e 5 gli italiani che conosco.

Sai spiegarti perché gli italiani all’estero sono (ancora di più) sostenitori di una supremazia della cucina che manco Göbbles e Mengele messi assieme?

Perché il 47% di analfabetismo funzionale conta. Non solo quando devi spiegare a te stesso perché votare Grillo, ma pure quando non vuoi ammettere che anche gli altri sanno far da mangiare.

Può essere questa convinzione a ingenerare negli italiani all’estero la smania di importare prodotti e aprire ristoranti, convinti di trovare un eldorado?

L’ho già detto più volte.

E in ultimo: esiste davvero qualcosa in cui la ČR è ancora dietro all’Italia? 

Certamente esistono, ad esempio la ČR è ancora indietrissimo rispetto all’Italia in tutti i suoi lati negativi. La gente non e’ ancora stupida, i politici non sono ancora arrivati al punto di mangiare l’impossibile fregandosene delle apparenze, i rapporti personali non sono ancora degenerati al livello di “sei mio amico solo se sei utile/ricco/figo”, etc, etc, etc. Poi, ammettiamolo, la ČR è indietro anche su inezie tipo il sistema pensionistico e la previdenza sociale (inadeguati), ma sono dettagli che all’Italiano medio che arriva qui con in valigia le calze di nylon per cuccare interessano poco.

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Tiziano Marasco
Tiziano Marascohttps://www.tizianomarasco.com
Il Vojvoda | Friulano di nascita, parla 9 lingue e scrive in 4 alfabeti. Ha studiato metallistica all'università di Hedlund e seguito le lezioni del professor Krull. Alimenta la fiamma di Trockij, si è stabilito a Praga nel 2011. All'epoca stava fuggedo dalla Russia, dove aveva tentato di sabotare la rielezione di Putin. Riparato a Vienna ha provato a convincere gli austriaci a riprendere le loro terre, stabilendo però il parlamento al Karlmarxhof. Fallito anche questo tentativo, si è stabilito a Praga dove lo aveva invitato il suo amico Egon Bondy. Potete trovarlo a Žižkov travestito da Major Zeman. Per italia praga one way fa il favellatore di lingua ceca e riceve mezzo chilo di halušky al mese (con la bryndza e la slanina, mica quelli coi crauti).
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