La Repubblica Ceca dovrebbe ricevere una somma di 19,2 miliardi di euro (550 miliardi di corone) nell’ambito del recovery fund, il fondo straordinario proposto dalla Commissione europea per aiutare gli Stati UE a riavviare le proprie economie.
Il Recovery Fund (il cui nome tecnico è “Next generation EU”) deve essere approvato da tutti i 27 Stati membri e questo costituisce ovviamente un problema poiché diversi governi, tra cui anche quello di Babiš, si dichiarano al momento contrari all’accumulo di debito congiunto dell’UE.
In base al piano preliminare, il fondo sarebbe suddiviso tra sovvenzioni e prestiti che dovrebbero essere rimborsati nel corso del tempo. La Repubblica Ceca riceverebbe 8,6 miliardi di euro di fondi diretti dell’UE (quindi non soggetti a restituzione) e i restanti 10,6 miliardi di euro attraverso prestiti fruttiferi avvantaggiati (quindi non soggetti a interessi e da restituire entro il 2058).
La somma totale messa a disposizione dal recovery fund ai 27 membri è di 750 miliardi di euro, con quelli più colpiti dalla crisi del Coronavirus che riceveranno più aiuti.
In ragione di questo, Spagna e Italia riceveranno circa 313 miliardi di euro alle stesse condizioni della Repubblica Ceca, oltre un terzo dell’importo totale del piano. Questo è uno dei punti principali di scetticismo di diversi paesi, poiché i due Stati hanno da lungo tempo economie traballanti e dunque non offrono particolari garanzie a sostegno del piano. Ora, Babiš ha criticato il piano per fare la populistata e presentarsi come difensore dell’economia ceca agli elettori, ma è probabile che lo accetti senza battere ciglio. Altri Stati hanno dei punti di scetticismo molto più fondati.
Venendo invece agli altri tre paesi di Visegrad, la Polonia sarebbe il terzo destinatario principale del fondo, con 63 miliardi. L’Ungheria riceverebbe 15 miliardi e la Slovacchia 13 miliardi di euro.
Germania e Francia, che sono i principali fautori della proposta, riceverebbero rispettivamente 29 e 39 miliardi di euro.
Il testo integrale della proposta è disponibile sul sito della Commissione europea. Attualmente solo in inglese, appena sarà tradotto cercheremo di recuperarlo.
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