Lo avevo promesso e lo scrivo! Per il ciclo “I miracoli a volte accadono” trasmettiamo stasera “Quella VZP folgorata sulla via di Damasco”.
Nel calvario di conversione della mia patente scaduta mi si chiede di produrre una serie infinita di documenti per provare che risiedo in Repubblica ceca. Certo, se avessi in mano il Trvalý pobít non ci sarebbero problemi ma questo è un altro film.
Tra i documenti da produrre ci sono:
- la dichiarazione della OSSZ (detto anche l’INPS di Ostrava) che attesta che i miei contributi sono pagati da una azienda in ČR
- e la dichiarazione VZP che attesta che la mia assicurazione è pagata da qualcuno in ČR.
All’OSSZ vado e faccio tutto nel tempo record di 12 secondi netti compresi i saluti d’obbligo per protocollo. Con il vento in poppa e galvanizzato da cotanta rapidità mi reco in piazza a Ostrabyl, sede della VZP.
Alla VZP
Come entro il mio occhio vine subitamente catturato dal cartello (enorme) Foreign queue, yes we speak english!!!!!!!!!! Con tanto di bandierine americane (non ho capito perché, ma mai farsi domande, meglio restare ignoranti a volte).
Bello galvanizzato prendo il numerino, tocca subito a me in quanto non ci stava nessuno, ma non vengo chiamato. La sportellista è lì: mi vede, sa che ci sono, ma non mi chiama. Continua a chiacchierare con la collega e bere il suo caffé dalla tazzona da 15 litri. Dopo 20 minuti faccio un colpo di tosse, lei mi guarda stizzita e fa scattare il “plin plon” che sancise il mio turno.
Saluto e lei mi avvisa che non parla inglese, nonostante sul cartello di prima si dicesse il contrario, ma vabbeh, poco importa. Vado di ceco, con il mio ceco imperfetto ed inascoltabile, questa prima finge di non capire, poi dichiara il classico “Bohužel systém nefunguje, přijďte zítra“.
Le faccio notare che tutte le sue colleghe lo stanno usando senza problemi lei mi dice che il problema non deve riguardarmi. Le faccio notare che il problema mi riguarda eccome visto che ho preso un giorno di ferie solo per andare ad uffici e che doverne chiedere un secondo mi scoccerebbe assai.
Scatta quindi il più classico dei “nerozumím, nerozumím, nerozumím” che io mi immagino vada recitato infilandosi un indice per orecchio e scuotendo ferocemente la testa da destra a sinistra, se chi lo fa è pure munito di codini o trecce la riuscita scenografica e’ fantastica.
Tutto questo teatrino si protrae per circa 15 minuti abbondanti, mi gioco la carta manažer, ho deciso! Faccio chiamare il capo, il quale come arriva, scambia 2 parole con la sportellista e mi dice che non c’è scritto da nessuna parte che lei debba parlare inglese con me. Gli faccio notare che il problema non è certo quello, piuttosto il problema è che la sportellista insiste a negarmi la carta che mi serve accampando come scusa che il sistema non funziona mentre tutte le colleghe sono lì sfornare documenti da disboscare tutta la Šumava in due giorni.
Momento di ghiaccio, il pak artico scricchiola feroce e dopo un fragoroso boato la sportellista annuncia la nascita del divin pargolo della funzionalità del sistema e riesce miracolosamente a darmi il documento che cercavo. Il tutto mentre il grande manažer la guardava con lo sguardo di un padre che guarda il figlio mona che ha appena scoperto come si battono le manine.
Si narra che al telegiornale delle 20.15 si sia parlato del miracolo VZP e di come un sistema che non funzionasse abbia miracolosamente ricominciato a funzionare. Due giorni dopo nella buca delle lettere trovo una medaglia con attestato di merito, che non allego per non bullarmi della mia capacità di problem solving.
Note a margine del Vojvoda
- Lexa è riuscito ad avere la sua patente
- Per altre informazioni sulla conversione della patente potete leggere questo articolo di Mattia Butta e quest’altro del Vojvoda medesimo.
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