Oggi Italia Praga One Way incontra Giorgio Sergi, emigrato a Ostrava e operante nel settore informatico.
Salve, per cominciare mi spieghi come mai ha deciso di trasferirsi in Rep. Ceca?
Il tutto ebbe inizio nel 2006 col progetto Erasmus in Polonia, a Torun. E dopo un lungo girovagare tra Portogallo, Spagna e ancora Polonia, mi si erano aperte le porte lavorative a Ostrava, nel 2011. Alla fine, quella che doveva essere una ennesima prova, è risultata una scelta diciamo, a più lunga gittata. Sono Salentino di origine, di Gallipoli, diciamo che le differenze sono tante ma ci si adatta.
Lei vive ad Ostrava. Dato che di recente le abbiamo dedicato un articolo, vorremmo sapere la sua opinione sulla città.
A primo impatto niente di che, non è una scelta di primo ordine, non è Praga, o Cracovia, o Brno per rimanere in zona. Non è che dici “bello vado a Ostrava a farmi un giro”, figuriamoci a vivere. Ma sotto sotto ha la sua anima e la sua identità: una città ordinata, forse anche troppo, e una volta trovata la propria dimensione, non è poi così male. È una città a misura d’uomo. Un po’ inquinata, per essere gentile, però intorno ci sono belle aree verde. È vero anche che è una città che sta cambiando, si sta trasformando, sta convertendo il proprio DNA industriale, in DNA informatico.
Quali sono le differenze principali tra Ostrava, da un lato, e Brno e Praga, dall’altra?
Non ho vissuto a Praga, anche se la conosco. Le differenze però sono tante: Ostrava ha ancora una forte identità locale mentre le altre due, non c’è bisogno che lo dica io, sono città internazionali a tutti gli effetti.
Mi spieghi in che cosa consiste la sua attività lavorativa.
Nononstante sia laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, lavoro nel mondo IT, sono un Service Manager, in pratica sono una cerniera tra le esigenze dei clienti, e altri dipartimenti della mia azienda. Non so se rendo l’idea, in parole povere, se ci sta qualcosa che non va, il cliente (rompe) le scatole a me, e poi io di conseguenza a chi deve risolvere il problema.
Pensa che il “boom della delocalizzazione informatica” (così lo chiamo io) che ha favorito la Repubblica Ceca e la Polonia continuerà ancora a lungo?
Secondo me reggerà fino a che l’UE continuerà a dare soldi, fino a quando la corona sarà svalutata, e finché le multinazionali non troveranno territori più economici che possano garantire la stessa qualità offerta nel servizio offerto.
Ci sono altre città in Rep Ceca che potrebbero beneficiare di questo boom come è già accaduto a Praga e Brno? (Che io sappia, Cheb e Nymburk hanno buone possibilità)
Parlo per Ostrava, realtà che conosco. Ostrava ne sta beneficiando ma ci sono comunque difficoltà a reperire risorse, perché comunque la città non ha il fascino che hanno le altre due, Praga e Brno. In ogni modo la città sta cambiando, sono nati ristornati, diciamo con standard medio alti, la gente spende, specie i giovani, e gli stranieri. Stranieri che comunque stanno aumentando a vista d’occhio.
Ha avuto esperienze in Polonia, dato la vicinanza ad Ostrava, e saprebbe indicarmi le principali differenza tra i cechi e i loro cugini settentrionali?
Affronterei prima le differenze tra Polonia e la Repubblica Ceca. Perché ce ne sono abbastanza, la religione in primis, in ČR, si nota la mancanza della dottrina cattolica, potrei parlarne ore di questa cosa. Il valore che viene dato alla famiglia. In ČR, 70 percento delle coppie son divorziate. I cechi in ogni modo mi sembrano più simpatici ed è tutto dire. Altre cose, dovrebbero essere discusse in separate sede.
Ha mai pensato di trasferirsi altrove? O al rimpatrio? (Anche in relazione al fatto che lei ha famiglia qui)
Mah… dovessi farlo mi piacerebbe tornare a Siviglia dove ho vissuto un anno. Rimpatriare? A volte ci penso, ma poi dico… anche se è la mia terra, anche se è la terra più bella del mondo… ma chi me lo fa fare?
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