Oggi Italia Praga One Way incontra Giovanni Sciola, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura (IIC) di Praga.
Quale è il ruolo degli Istituti nei vari paesi e quale è il ruolo del direttore, nello specifico?
Gli Istituti, come dice il loro stesso nome, hanno il compito di promuovere la cultura italiana nel paese che li ospita. Ovviamente – se mi consentite un paradosso – si tratta di un compito quasi “impossibile”, essendo tale cultura estremamente vasta. Le occasioni per promuoverla sono pressoché infinite, sia a livello di eventi che di organizzazione dei vari corsi di lingua. In tutto questo, dunque, il ruolo di un direttore va oltre la semplice supervisione amministrativa di tutti i processi che mantengono in vita un IIC. Decisiva è infatti la capacità del direttore di coniugare la promozione della cultura con lo specifico del paese ospitante. Che dire poi? L’IIC di Praga è unico nel suo genere anche a livello di struttura, di storia e di tradizione. Solo per fare un esempio, il prossimo 3 luglio cadono i 400 anni della consacrazione della cappella.
Ci sono differenze tra i vari istituti e di che genere?
Naturalmente sì, e variano anche da quanto cospicua è la comunità italiana (e le sue aspettative) in un dato paese e dai rapporti che il paese stesso ha con l’Italia. Parlando per esperienza personale, ho lavorato in Finlandia, dove la presenza italiana è minima, e l’attività era soprattutto legata alla collaborazione nell’ambito della ricerca scientifica. Ho lavorato anche in Polonia e in questo caso molte iniziative erano legate alla tradizione religiosa del Paese. Ma anche alla Shoah, poiché l’IIC di Cracovia collabora ad iniziative con il Museo del vicino Campo di Auschwitz. Non ho mai lavorato invece in paesi di forte immigrazione italiana come il Canada o l’Argentina, dove gli Istituti hanno ovviamente contatti e iniziative indirizzate anche agli italiani di terza o quarta generazione.
La migrazione in ČR però sta aumentando per motivi lavorativi. Ci sono, dunque, possibilità di lavoro presso l’IIC?
La migrazione sta aumentando: una realtà come la vostra ne è testimonianza. Le possibilità sono molte; ciò che possiamo offrire noi non è moltissimo. In primis uno stage (abbiamo in passato intervistato due stagisti: Christian e Alice, ndr) tramite il programma Erasmusplus {LINK} o tramite un soggiorno presso l’IIC (accordi bilaterali della Università). È necessario inviare all’istituto una mail con CV e una proposta lavorativa. Oltre a questo c’è la possibilità di diventare dipendenti dell’IIC quando si libera un posto. In questo caso viene pubblicato un bando a cui segue il relativo concorso. Per partecipare è necessario soggiornare nel Paese (con relativa documentazione) da almeno 2 anni.
A queste possibilità va aggiunta quella di lavorare come insegnanti di italiano.
Certo. Oltre alla coordinatrice Anna Polverari abbiamo quattro insegnanti di ruolo e quattro insegnanti part time. I corsi, dal livello principianti ai più avanzati, sono molti e in questo senso ricordo che il numero di insegnanti varia in base alla richiesta. Per insegnare presso l’Istituto è necessario avere, oltre a una laurea congruente, una specializzazione universitaria IT LS2 in italiano.
Tornando alle attività promozionali, quali sono i criteri di valutazione e di selezione di tali attività?
Molto spesso veniamo interpellati direttamente, soprattutto da enti pubblici e istituzioni e realtà culturali italiane che hanno una forte volontà di farsi conoscere all’estero. Oltre a questo, il nostro obiettivo attuale è quello di portare l’IIC fuori Praga. Ad esempio collaboriamo con vari festival e offriamo alla controparte la possibilità di ottenere collaborazioni e ulteriori contatti in Italia. Ciò che è decisivo, dunque, è saper trovare interlocutori in grado di far germinare un evento o una proposta nel migliore dei modi. A tal proposito è bene dire che un direttore, anche per questo, deve saper essere flessibile e far sì che le attività dell’Istituto siano il più variegate possibile e si discostino anche dai suoi interessi e dalle sue conoscenze specifiche.
Quale è la sua più grande soddisfazione come direttore e come migliorerebbe l’attività dell’istituto se ci fossero maggiori finanziamenti?
Le soddisfazioni sono molte e sono tanto più grandi quando quello che era poco più che un appunto, un’idea o una suggestione diviene un evento concreto. Come già detto, il nostro obiettivo attuale è anche quello di portare l’IIC anche fuori Praga aumentando le collaborazioni con realtà esterne, oltre che far conoscere l’Italia di oggi, che va al di là dell’immagine e delle conoscenze che gli stranieri hanno normalmente del nostro paese.
A proposito di paesi, lei ne ha visti molti. Ha mai pensato di fermarsi a vivere in uno di questi?
Ho amato tutti i Paesi nei quali ho vissuto. E trovato varie ragioni per decidere di rimanerci a vivere. Ma sono pensieri che si fanno sempre, mi è capitato in Cina, in Polonia, in Finlandia. A maggior ragione rimarrei volentieri qui a Praga. E ovviamente, ça va sans dire, sarei rimasto in Francia.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Questo dovrebbe essere il mio ultimo incarico come direttore d’Istituto. Se dovessi ritornare in Italia stabilmente, mi piacerebbe dedicarmi ad attività di promozione dell’area da cui provengo, ovvero la zona bresciana del Garda. O, meglio, riprendere in mano i miei studi di storia contemporanea abbandonati da tempo immemore.