Se qualcuno di voi ha avuto la fortuna di incontrare per le vie di Kyjov Miroslav Tichý, quando era ancora in vita, probabilmente lo ha scambiato semplicemente per un barbone con in mano strani oggetti fatti da un insieme di spazzatura, e in un certo senso non vi sbagliavate.
Miroslav Tichý naque a Kyjov, in Moravia nel 1926. Iniziò la sua carriera artistica come pittore, iscrivendosi all’accademia di Belle Arti a Praga, durante gli anni del socialismo.
In seguito a lunghi soggiorni in ospedali psichiatrici e in carcere per via della sua opposizione politica finì per emarginarsi dalla società e vivere come clochard. Fu proprio in quel periodo che scoprì la fotografia come mezzo di espressione.
Tichý costruiva le sue macchine fotografiche e gli obbiettivi con cartone, compensato, tubi di plastica e vecchie lenti di occhiali, semplici materiali di scarto.
Egli fotografava i suoi soggetti di nascosto, o meglio: lui fotografava in modo spontaneo ma chi lo osservava non si curava di lui pensando che le sue macchine fotografiche fossero solo dei bizzarri giocattoli.
Scatti rubati ed inaspettati di donne che catturano la loro inconsapevole bellezza ed essenza in atteggiamenti di quotidianità; quasi a renderle poesia. Le sue fotografie, macchiate e ingiallite sembrano ricordi, sogni.
I suoi lavori rimasero nascosti per molti anni; finché non vennero scoperti da un collezionista che se ne innamorò e decise di aprire la fondazione Tichý Ocean. Miroslav Tický, morì nel 2011 a Kyjov. Varie retrospettive stanno contribuendo a far conoscere la sua opera in tutto il mondo.
Di Giorgia Necci