Nell’ambito del Recovery Fund, la Repubblica Ceca riceverà dall’UE 35,7 miliardi di euro con la possibilità di prenderne in prestito altri 15,4.
Il recovery fund è infatti diviso in più parti. Da un lato abbiamo i fondi strutturali che vengono assegnati agli Stati membri ogni 7 anni (periodo di programmazione, il prossimo è il 2021-2027). Questi aiuti, maggiorati per far fronte alla Corona-crisi, ammonteranno a 27 miliardi. Si tratta della somma più alta mai ricevuta da Praga per un periodo di programmazione, e meno male che fino a sei mesi fa si parlava di ridurre gli aiuti finanziari al V4. Oltre a questo, alla Repubblica Ceca arriveranno 8,7 miliardi di finanziamenti per la ripresa.
Inoltre, Praga potrà prendere in prestito altri 15,4 miliardi di euro. Potrà ma non sarà obbligata. Tenendo conto che le sorti dell’intero budget sembrano legate all’emissione di titoli europei, il primo ministro Andrej Babiš ha dichiarato che usufruire di questo prestito “a seconda delle condizioni”, potrebbe non risultare vantaggioso.
Babiš ha citato delle condizioni, le quali però non sono attualmente chiare e sono sostanzialmente di tre tipi, che ora analizziamo uno per uno.
Dove prenderemo i soldi
Il primo punto è relativamente semplice. Per finanziare il Recovery fund, molto probabilmente, l’UE, per la prima volta nella sua storia, emetterà dei titoli propri che saranno acquistati dai mercati (siano essi multinazionali o paesi terzi), fornendo i soldi da dare ai singoli Stati. Unica garanzia che la mossa funzioni è la buona performance dell’economia europea, laddove europea vuol dire, in questo caso, tedesca. In pratica stiamo tutti facendo i froci con il culone della Merkel, andando a parafrasare l’altissimo. E pensare che quest’idea è italiana (li chiamavano corona bond).
Un’altra idea è quella di istituire una tassa europea che, per quanto si tratti di un’idea che ci renderebbe tutti molto più uniti, sicuramente non basterà a mettere insieme i 1.800 miliardi di euro complessivi del Recovery fund.
In che cosa potranno essere investiti questi fondi
In secondo luogo, i finanziamenti dell’UE non possono essere utilizzati per pagare il reddito di cittadinanza o per creare una pensione minima da 8.000 corone al mese, così da garantirti il voto della fascia più manipolabile della popolazione.
Bisogna fare qualcosa che sia utile per tutti, secondo il principio “se si chiamano strutturali, quei fondi vanno usati per riforme strutturali“. Non per nulla Babiš ha detto “dobbiamo ristrutturare la nostra economia, dobbiamo concentrarci principalmente sugli investimenti, dobbiamo concentrarci sulla nostra assistenza sanitaria, dovremmo cercare di accelerare il più possibile la digitalizzazione”. Una cosa sola ha dimenticato: lo spingere su forme di energia pulita.
A quali condizioni gli Stati riceveranno un Recovery fund full optional
In ultimo, rimane da capire secondo quali condizioni i singoli Stati potranno ricevere questi finanziamenti.
Al netto del fatto che i fondi strutturali “semplici” (i 27 miliardi per Praga) vengono erogati e poi sta al paese usarne più che può nei sei anni che ha a disposizione, il resto può essere soggetto a condizioni. Ovvero, gli 8,7 e i 15,4 miliardi potrebbero essere, in teoria, anche revocati.
Questo è uno dei due contentini con cui l’UE ha tenuto a bada i “frugali” (l’altro probabilmente dev’essere stato aumentare i loro fondi di almeno il 30% ciascuno). Ovvero, se qualcuno si accorge che un paese cicala X non investe in maniera particolarmente efficace, si chiudono i rubinetti. Ma può anche essere che questo procedimento venga applicato a qualche paese del V4 che non va particolarmente d’accordo con lo Stato di diritto.
Quel che è certo è che la Slovacchia ha preso 40 miliardi e qualcuno laggiù già si chiede come faranno a spenderli tutti. Elemento che potrebbe far riflettere è anche che la Slovacchia ha preso solo 10 miliardi in meno della Repubblica Ceca ma ha la metà degli abitanti. Ma è presto per parlarne.
Effetti già visibili
Al di là di questo, praticamente tutte le nazioni si sono dette soddisfatte di come è andata a finire. Tutti hanno preso più soldi (anche solo in termini di fondi strutturali). Il raggiungimento dell’accordo ha fatto scendere il cambio euro-corona a 26,47 ovvero il dato più basso dal 15 marzo. Senza rendercene bene conto, forse, siamo tutti un po’ più uniti e meno diversi (o almeno questo si spera).
Ora, la CE e gli Stati hanno raggiunto l’accordo sul Recovery Fund, ma i dettagli saranno discussi meglio a settembre dal Parlamento europeo.
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