Nel corso del XX secolo Praga è stata al centro di numerosi cambiamenti di regime politico: nel 1918 ha vissuto il passaggio dall’impero asburgico alla repubblica cecoslovacca indipendente; dal 1938 al 1945 è stata un protettorato nazista; nel 1948 è diventata la capitale di uno stato comunista mentre nel 1989 è tornata ad essere la capitale di una repubblica democratica.
In ognuna di queste fasi, per rendere onore ai personaggi di spicco o ai rappresentanti del regime vigente, si attribuirono nuove denominazioni alle strade e alle piazze cittadine. La piazza di fronte al Rudolfinum a Staré Město, per esempio cambiò nome diverse volte, da Smetanovo náměstí (1918-1939), a Mozartplatz (1939-1945), a nám. Krasnoarmejců (Piazza dell’Armata Rossa, 1948-1989) e infine Náměstí Jana Palacha (Piazza Jan Palach) dal 1989 ai giorni nostri.
Questi cambiamenti di nome erano spesso seguiti dalla rimozione dei monumenti eretti dal governo precedente.
Ecco di seguito quatto importanti monumenti di Praga scomparsi.
La Vergine scomparsa
Se osservate la pavimentazione della Città Vecchia, circa 50 metri a sud del monumento di Jan Hus, noterete una lastra di pietra di forma circolare incastonata tra i ciottoli all’estremità della fascia di ottone che segna il Meridiano di Praga. In questo punto preciso si innalzava una colonna mariana,eretta nel 1650 per celebrare la vittoria ottenuta nel 1648 dagli Asburgo contro gli svedesi. Era circondata da figure di angeli che schiacciavano e cacciavano all’inferno i demoni. La colonna fu abbattuta dalla folla, che la considerava un simbolo della repressione asburgica, il 3 novembre 1918 cinque giorni dopo la dichiarazione d’indipendenza della Cecoslovacchia. I suoi resti sono conservati nel Lapidarium.
Il generale scomparso
Una vittime illustre del cambiamento di regime nel 1918 fu la statua del feldmaresciallo Václav Radecky che in passato era collocata in Malostranské náměstí; oggi si trova anch’essa nel Lapidarium. Pur essendo ceco, Radecky si distinse per aver guidato l’esercito asbrugico alla vittoria contro Napoleone e per la sconfitta inflitta agli italiani nelle battaglie di Custoza e di Novara. Il compositore Johann Strauss padre scrisse in suo onore la Marcia di Radecky; in passato al posto del caffè Starbucks che sorge oggi in Piazza Vecchia c’era il Radecky Cafè. Da lungo tempo si discute di riportare Radecky nel luogo d’origine, la chiusura del parcheggio in Malostranské lascia intuire questa volontà.
Il dittatore scomparso
Tra i monumenti di Praga scomparsi, uno dei più discussi riguardava la figura del dittatore Stalin. Se da Piazza della Città Vecchia guardate a nord lungo il viale Pařížská, noterete all’estremità del Čechův most, un grande metronomo. La grandiosità monumentale si deve al fatto che la spianata era stata progettata per accogliere la statua di Stalin più grande del mondo. Inaugurato nel 1955 (due anni dopo la morte di Stalin), il colosso, alto 30 metri era raffigurato a capo di due schiere di eroi comunisti, cechi da un lato e sovietici dall’altro. I praghesi, angustiati dalla costante penuria di cibo, ribattezzarono l’opera fronta na masa (“in coda per la carne”). Il monumento fu fatto esplodere con la dinamite nel 1962, in ossequio al tentativo di Chruščëv di abbattere il culto della personalità di Stalin. Nel Museo del Comunismo di Praga è conservata una fotografia del monumento e della sua distruzione.
Il carro armato scomparso
Fino al 1989 Piazza Kinský era nota con il nome di náměstí Sovětských tankistů (Piazza dei Carristi sovietici), in memoria dei soldati che “liberarono” Praga il 9 maggio 1945. Per diversi anni un carro armato sovietico T-34 (detto però Tank číslo 23), considerato il primo a entrare in città, rimase posizionato sulla cima di un piedistallo in questo punto.
Nel 1991 l’artista David Černý decise che il carro armato fosse un monumento inadeguato per i soldati sovietici e lo dipinse di rosa. Le autorità lo fecero nuovamente dipingere di verde e accusarono Černý di crimine contro lo Stato. Questa presa di posizione fece infuriare diversi parlamentari, 12 dei quali ridipinsero nuovamente di rosa il carro armato. L’immunità parlamentare li salvò dal’arresto e garantì il rilascio di Černý. Dopo le proteste da parte dell’URSS, il carro armato fu rimosso. Al suo posto oggi si trova una fontana di forma circolare circondata da panchine. Il carro armato esiste ancora ed è ancora di colore rosa: è esposto al museo Militare di Lešany, 30 km a sud di Praga.