Dato che i numeri in relazione al Coronavirus sono quelli che sono, abbiamo intervistato di nuovo Luca Vannucci (qui interviste precedenti), direttore del Laboratorio di Immunoterapia all’Accademia delle Scienze Ceca a Praga.
Buongiorno Luca e grazie per il tuo tempo. Come valuti la situazione attuale e pensi che sarà necessario il secondo lockdown?
La situazione è nuovamente critica anche se in parte diversa ai mesi scorsi. L’aumento di casi degli ultimi giorni è intenso e in qualche modo non prevedibile. È un aumento vero perché i contagiati aumentano a parità di test fatti. Un altro dato è che una discreta parte dei contagiati è sintomatica. Almeno finora però, la maggior parte dei sintomatici ha una malattia lieve che non necessita l’ospedale. Inoltre trattamenti e schemi di terapia definiti dall’esperienza di questi mesi permettono una gestione più agevole dei pazienti. Il dato da seguire ora è quanto aumentano i ricoveri giornalieri e quanti di questi sono gravi. Se il numero dei casi critici si mantiene basso nonostante la crescita dei contagiati, si potrebbe usare solo delle restrizioni – da rispettare adeguatamente – senza tornare al lockdown. Tuttavia questa è una situazione nuova e in evoluzione costante per cui non si possono fare previsioni definitive.
Quindi è possibile farcela seguendo il modello svedese?
Se si riuscisse a trattare la maggior parte dei sintomatici a casa e ad isolare casi e zone critiche per tempo (pur con tutte le difficoltà del caso ecc.), si potrebbe adottare un modello più elastico di convivenza con il virus. Per poter fare così (escludendo la comparsa di aggravamenti oggettivi della situazione sanitaria che potrebbero renderlo inattuabile), c’è una condizione fondamentale per riuscirci: il grado di necessaria consapevolezza e collaborazione responsabile delle persone nei loro atteggiamenti.
In questo modo si può evitare di fare ricrescere la concentrazione ambientale del virus e con essa i contagi e la gravità della malattia che erano stati diminuiti dal lockdown. Ora il vantaggio ottenuto è in buona parte disperso dalla ripresa incontrollata di atteggiamenti non prudenti (per esempio assembramenti senza protezioni né social distancing). Per questo è importante continuare a seguire le tre regole fondamentali, ovvero “mascherine, distanziamento e igienizzarsi le mani spesso”.
Si parla molto di restrizioni, numeri e previsioni. Ma del Coronavirus in sé si legge di rado. Abbiamo delle novità?
Sostanzialmente no, salvo che può colpire non solo i polmoni ma più organi (cuore, intestino, reni, sistema nervoso, testicoli, vasi sanguigni – insomma, dove trova le molecole ACE2 a cui agganciarsi per infettarci). Non è il solo virus che agisce così: uno di questi è la parotite [gli orecchioni, ndIP1W], che nei bambini non è particolarmente grave mentre negli adulti si possono avere complicanze serie come pancreatite o sterilità. L’aggravarsi della parotite viene evitato con la vaccinazione, per il COVID-19 ancora non c’è ancora un vaccino. Questo virus ora cominciamo a conoscerlo un po’ meglio ma ci vuole ancora tempo per capire cosa fa effettivamente e quali strascichi lascia.
Per quello che ne sappiamo ora, dalla primavera è mutato più volte, in relazione anche alle zone di diffusione, ma in maniera non significativa sulla sua attività. In alcune aree geografiche sembra un po’ più aggressivo che altrove (comunque sono vari i fattori che entrano in gioco); sostanzialmente però il suo comportamento non è cambiato in questi mesi e può aggredire con la stessa intensità (scarsa o drammatica) come prima. È sempre stato presente e sempre quello è. Importante è la carica virale (ne avevamo parlato qui).
È possibile contrarre la malattia più volte?
Non lo sappiamo ancora. per certo. Tuttavia sono stati segnalati dei casi che risulterebbero aver sviluppato il Covid-19 due volte, ma non è chiaro se in questi casi il virus si sia nascosto [sarebbe una semplice ricaduta ndIP1W] o se in quel caso la risposta immunitaria sia stata debole [il contagiato ha sviluppato pochi anticorpi o anticorpi che non durano nel tempo ndIP1W].
Vaccino?
Se va tutto bene nel prossimo anno lo abbiamo, salvo non siano già in fase avanzata sperimentazioni su un largo numero di volontari [umani ovviamente ma visti i tempi non si sa mai, ndIP1W] che ne possano rendere più rapida la disponibilità in sicurezza. Le sperimentazioni sono iniziate [almeno 9 in corsa ndIP1W] ma a che punto siano non ho dati. Anche se non prevenisse totalmente la malattia sarebbe però utile almeno a proteggere dall’evoluzione verso i quadri più gravi, cosa importante soprattutto per le persone più deboli o esposte. Un’incognita sono le possibili mutazioni del virus che possono influire sull’efficacia del vaccino o anche, se il virus si indebolisse, renderlo meno necessario.
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