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Ceco in pillole #16: le declinazioni, perché esistono e a che servono

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In effetti delle declinazioni avremmo dovuto parlarne prima, anche perché è il primo, evidentissimo punto ostico nell’apprendimento del ceco.

In realtà, avendo fatto latino allo scientifico, do per scontato che chiunque mi legge  sappia come minimo la declinazione di res, ovvero do per scontato che tutti sappiano a cosa servano queste declinazioni. Eppure non è che su questo tema fossi un gran razzolatore.

Anzi, al biennio in latino, quando le declinazioni serviva saperle, facevo pure un po’ schifino. Poi, quando abbiamo iniziato a tradurre gli autori, la cosa è nettamente migliorata perché, di fatto, le declinazioni non servivano più. Dai oh, leggi la frase e capisci che succede.

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Ad esempio, in un passo di Cesare sulla battaglia di Alesia, è ovvio che i Romani erigono un accampamento intorno alla città e non è la città che erige i Romani attorno all’accampamento. Non c’è bisogno di distinguere se le parole finiscono in -ibus, o in -es, in -arum o in -is. La frase si capisce.

Ecco, sulla base di questo, potete capire che anche in ceco potete esprimervi senza bisogno di declinazioni, in linea di massima la gente dovrebbe capirvi. Però è bene capire perché esistano e a cosa servano, perché comunque aiuta.

Da dove vengono le declinazioni?

La domanda seria non è perché il ceco le abbia ma perché l’italiano no.

Le lingue indoeuropee hanno un sistema basato su desinenze che specificano la funzione grammaticale di una parola. Così come i verbi vengono coniugati, i nomi in origine (latino) avevano un sistema di desinenze basato su un principio logico.

Così se per “dico” e “dite” sentiamo la differenza di significati tra i due verbi, in ceco esiste una precisa differenza di significato tra auto e autem.

Vediamo un po’ di spiegare a che servono le declinazioni prendendo dei rimasugli rimasti in lingue più semplici.

L’italiano mantiene il sistema declinatorio solo per fare il plurale. Mela e mele, per dire.

L’italiano poi mantiene dei resti di declinazione nei pronomi. I pronomi infatti cambiano (parecchio) forma a seconda del ruolo che hanno nella frase. Prendiamo quindi quello che cambia di meno: lei. I pronomi hanno conservato tre desinenze, tre casi. Abbiamo:

  • lei – si usa quando lei è soggetto della frase. Si chiama caso nominativo.
  • le – si usa per il complemento di termine (a lei, le dico qualcosa). Si chiama caso dativo. Insomma, se volete fare una frase dove ci sta la preposizione “a” nel senso di “a qualcuno”, in ceco dovete affidarvi a questo caso.
  • la – si usa per il complemento oggetto (la trovo). Si chiama caso accusativo.

In mezzo a tutte ‘ste parole che finiscono in -ivo, magari vi viene in mente il genitivo sassone, un altro avanzo di declinazione, presente stavolta nell’inglese. Il caso genitivo indica possesso: Mario’s book significa il libro di Mario. Insomma, se volete fare una frase dove ci sta il “di” possessivo, in ceco dovete affidarvi a questo caso.

In effetti poi l’italiano ha una cosa che funziona in modo simile alle declinazioni. Sono le preposizioni articolate. Nel, Sul, Al (dativo), Col, Del (genitivo), eccetera. Alla fine le declinazioni del ceco funzionano su un principio logico uguale. Solo che invece di attaccare una preposizione ad un articolo invariabile cambiano la desinenza delle parole.

Ora vediamo come.

A cosa servono i casi del ceco

Il ceco, come forse saprete, ha sette casi (pády). Sono i quattro che abbiamo visto più altri tre. Tenendo conto che valgono anche per il plurale, possiamo dire che sono 14 desinenze a parola. Ci va maluccio, anche perché ci sono tanti modelli di declinazione e tante eccezioni1.

Passiamo dunque a vedere gli ultimi tre casi del ceco.

  • vocativo, serve solo quando chiami una persona per nome (questo veramente è poca cosa, praticamente si usa solo per i nomi di persona o gli insulti tipo “vole”).
  • strumentale (col), esprime il complemento di mezzo. Ad esempio “vado con la metro” diventa “jedu metrem“.  Insomma, se volete fare una frase dove ci sta il “con”, in ceco dovete affidarvi a questo caso.
  • locativo (nel), serve per esprimere lo stato in luogo (sono in Italia) o il complemento di argomento (dialogo sui massimi sistemi del mondo).

Quindi la declinazione di una parola ceca funziona così. Prendiamo il nome Klára:

nome del caso Parola e desinenza traduzione
nominativo Klára Klára (è di Liberec) – soggetto della frase
genitivo Kláry (il libro) di Klára
dativo Kláře (do un libro) a Klára
accusativo Kláru (Chiamo) Klára – oggetto della frase
vocativo Kláro! Ehi! (nord) / Ahò! (centro) / Wé! (sud)
locativo Kláře (parliamo) di Klára
strumentale Klárou (parlo) con Klára

Quello che sta tra parentesi l’ho messo per aiutarvi a capire il senso

I cechi normali comunque non chiamano i casi col loro nome, anzi, manco lo sanno. Si orientano con la declinazione di Kdo e co. Per far orientare meglio voi, invece, nella traduzione ci metto le preposizioni articolate di cui sopra facendo finta che fossero declinazioni.

nome del caso come lo chiamano loro traduzione e prep. art.
nominativo kdo/co chi/cosa – il
genitivo koho/čeho di chi/di cosa – del/dal
dativo komu/čemu a chi/a cosa – al
accusativo koho/co chi/cosa – il
vocativo non saprei Ehi! (nord) / Ahò! (centro) / Wé! (sud)
locativo kom/čem su chi/su cosa – sul/nel
strumentale kým/čím con chi/con cosa -col

 

Ora qualche dritta per sentirsi meno sperduti.

Modelli di declinazioni

Chi ha studiato latino ricorderà che le declinazioni sono 5. Chi greco antico 3. In ceco invece le declinazioni sono un fottio (qui le trovate quasi tutte).

Per non farvi prendere paura ve le elenchiamo qui sotto. Le declinazioni tagliate sono sostanzialmente identiche ad altre e differiscono da esse al più in uno o due casi. Allons-y.

Maschili

  • che terminano in consonante dura e animati – es. Kamarád
  • che terminano in consonante dura e inanimati (vedi precedente ma genitivo e accusativo sono uguali) – es. Sešit
  • che terminano in consonante molle e animati – es. Muž
  • che terminano in consonante molle e inanimati (vedi precedente ma genitivo e accusativo sono uguali) – es. Pokoj
  • che terminano in A (misto di femminili che terminano in A più animati duri)  –
    es. Starosta
  • che terminano in E (misto di femminili che terminano in E più animati molli)
    es. Průvodce

Femminili

  • che terminano in A – es. Žena
  • che terminano in E – es. Ulice
  • che terminano in OST – es. Místnost
  • che terminano in consonante molle (identica a maschili inanimati molli) es. Skříň

Neutri

  • che terminano in O – es. Město
  • che terminano in E (abbastanza simile a femminili che terminano in E) – es. Moře
  • che terminano in E e sono imparisillabi – es. Kuře (gen. kuřata)
  • che terminano in I – es. Nádraží

Aiuti ulteriori

  • Dativo e Locativo al singolare sono sempre uguali. Al plurale li riconosciamo perché finiscono sempre in -M il primo e in -CH il secondo.
  • Di fatto la declinazione del plurale è, salvo pochi casi, una sola e uguale per tutti. Di base cambia solo la vocale tematica (es. del dativo: nádražím, mužům, ženám, dveřím, ulicím, městům ecc.).
  • Se togliamo i maschili animati e le parole femminili che finiscono in -A ed -E, nominativo ed accusativo sono uguali sempre.
  • Le parole che finiscono in -í al singolare non si declinano (modello latino “neutro della quarta declinazione”). È sempre nádraží (a parte allo strumentale che è nádražím).
  • Nel ceco parlato la desinenza dello strumentale plurale fa -ama -ema -ima per tutte le parole  (nádražíma, ulicema, ženama, mužema, klukama, městama, mořema, a orecchio ce la si fa).

Nota

Con 14 casi in effetti ci va male. Ma potrebbe andare pure peggio. Lettone e lituano hanno nove casi, quindi 18 desinenze a parola. Lo sloveno poi ha sette casi, ma ha pure il duale. Il duale è il plurale quando gli elementi in questione sono due. Quindi pensate che due alberi e tre alberi in sloveno si dicono in modi diversi. Il tutto ovviamente per sette casi. Quindi ogni parola ha 21 desinenze. E ogni verbo nove persone anziché sei (io, tu, egli, noi 2, voi 2, loro 2, noi, voi, essi). Il ceco del duale ha conservato solo dei resti, ma lo vediamo un’altra volta.

Qua potete trovare tutti i numeri della nostra rubrica ceco in pillole

Qui trovate invece il volume che dà una panoramica della lingua ceca

Ceco in pillole vol. #0: la lingua ceca, basi e domande


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Tiziano Marasco
Tiziano Marascohttps://www.tizianomarasco.com
Il Vojvoda | Friulano di nascita, parla 9 lingue e scrive in 4 alfabeti. Ha studiato metallistica all'università di Hedlund e seguito le lezioni del professor Krull. Alimenta la fiamma di Trockij, si è stabilito a Praga nel 2011. All'epoca stava fuggedo dalla Russia, dove aveva tentato di sabotare la rielezione di Putin. Riparato a Vienna ha provato a convincere gli austriaci a riprendere le loro terre, stabilendo però il parlamento al Karlmarxhof. Fallito anche questo tentativo, si è stabilito a Praga dove lo aveva invitato il suo amico Egon Bondy. Potete trovarlo a Žižkov travestito da Major Zeman. Per italia praga one way fa il favellatore di lingua ceca e riceve mezzo chilo di halušky al mese (con la bryndza e la slanina, mica quelli coi crauti).
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