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Ceco in pillole vol. #0: la lingua ceca, basi e domande

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Ceco in pillole ormai ha venti puntate, ma in realtà uno sguardo d’insieme sulla lingua ceca non lo abbiamo mai dato. È ora di porre rimedio.

Così, quando nel favoleggiato gruppo qualcuno chiederà “è difficile imparare il ceco?”, basterà linkare il malloppo sottostante.

A questa domanda però non rispondiamo immediatamente che altrimenti non leggete fino in fondo. Prima parliamo della lingua ceca in sé. Ne parliamo a grandi linee, coi link agli articoli dedicati se volete approfondire.

Cominciamo col dire che il ceco, come l’italiano, appartiene alla famiglia indoeuropea. Ciò vuol dire che sono imparentate alla lontana. Un po’ come voi e il vostro cugino di quattordicesimo grado nato a Buenos Aires che non avete mai visto. Non vi somigliate, non pensate allo stesso modo, ma qualcosa in comune c’è (tipo il cognome). Insomma, non ci va bene, ma potrebbe andare peggio. Finlandese, Ungherese e Basco, ad esempio, somigliano all’italiano meno del ceco. E non siamo neppure usciti dall’Europa

Partiamo da cose semplici – scrittura

La cosa più semplice della lingua ceca è la scrittura. In ceco a ogni suono corrisponde una e una sola lettera, come potete vedere qui (vol. 1). Anche il problema di Ů e Ú (vol. 8), ovvero la stessa lettera scritta in due modi diversi, si impara in maniera molto intuitiva. Certo, c’è il piccolo problema che i cechi scrivono in un modo e parlano in maniera leggermente diversa (vol. 2), ma si sopravvive.

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A livello di pronuncia il ceco ci rimane un po’ ostile, dato che ha cinque suoni che non esistono in italiano. Essi sono

H CH Ř Ď e Ť

In un paio di mesi dovreste impararle tutte – per scoprire come si pronunciano, potete tornare al vol. 1.

Difficile?

Se lo credete davvero, qui su youtube trovate un tutorial su come pronunciare alcune consonanti nella lingua degli zulu. Se vi sembra facile, qui su youtube avete un’applicazione pratica di quella lingua. SPOILER: vi sembrerà che ci siano interferenze nell’audio, ma è proprio la lingua a essere così.

Se infine avete paura di parole come zmrzlina o di una frase come strč prst skrz krk (che a prescindere vi meritate di sentire), date un occhio al volume 5.

Mi periterò di scrivere qualcosa sulla quantità vocalica. Forse.

Gli aggettivi

Questi sono solo di due tipi. Quelli che finiscono in -ní come moderní sono unisex (il nostro sociale- stato/forma sociale). Quelli che finiscono in ý/á/é come chutný/chutná/chutné (buono/buona nel senso di gustoso) hanno desinenze diverse per maschile femminile e neutro. Perché in effetti il ceco ha il neutro come l’inglese, ma qui ci torniamo.

Venendo a comparativi e superlativi, sappiate che sono unificati. È facilissimo. Restando a moderno e buono nel senso di gustoso

  • Comparativo di maggioranza – se volete dire più moderno e più buono, prendete gli aggettivi e ci attaccate dietro -ější: modernějsí e chutnější.
  • Superlativo – prendete i due comparativi qui sopra e ci attaccate davanti nej-: nejmodernější è modernissimo, nejchutnější invece buonissimo/gustosissimo
  • Comparativo di minoranza – si usa poco, non serve granché
  • Forme irregolari – non sono molte, e quando mi gira ne scriverò.

Qui trovate il primo simpatico glossario, ovvero una serie di aggettivi (spesso improbabili) che sono anche cognomi cechi (vol. 4). I link a tutti gli altri glossari invece li trovate a fine articolo.

Passiamo a qualcosa di più difficile.

Il nome e la declinazione

Effettivamente il problema più ostico dei principianti. Così come i verbi vengono coniugati, i nomi e gli aggettivi in ceco hanno un sistema di desinenze che funziona secondo un principio logico basato sui complementi.

Così se per “dico” e “dite” sentiamo la differenza di significato tra i due verbi, in ceco esiste una precisa differenza di significato tra auto e autem. Vi spiego meglio come funziona in questo articolo qua (vol. 16). Poi ci sono alcune declinazioni particolari (vol. 15 e di nuovo vol. 7) e anche una discreta serie di palatalizzazioni (vol. 17). E come detto sopra, il ceco ha ancora il neutro. Ma per quello basta l’ultima lettera della parola, ovvero:

  • O o Í è neutro
  • A è tendenzialmente femminile
  • consonante è tendenzialmente maschile
  • il resto lo trovate sempre nel volume16 che ho menzionato due righe sopra.

Il fatto di avere le declinazioni poi dà al ceco una certa libertà nella formulazione delle frasi. Intendiamoci, il ceco, proprio come l’italiano, è una lingua in cui l’ordine delle parole è principalmente Soggetto-Verbo-Oggetto. Ma la possibilità di poter definire la funzione grammaticale di un nome cambiandone la desinenza permette di mettere le parole a biga di coppo (ovvero così, guardatelo, vi tornerà utile sotto). Ne ho parlato diffusamente nel volume 13. Poi ci sono i clitici, ma quella è roba avanzata. Li trovate al volume 12, se volete.

Il verbo

Il ceco ha le coniugazioni come l’italiano. Non è necessario usare i pronomi e dire I do, you do, ecc. come in inglese. Basta dělám, děláš, e via.

La lingua ceca però ha conosciuto un’evoluzione incredibile a livello di verbi. All’inizio aveva un sistema abbastanza simile a quello dell’italiano, poi c’è stata un’incredibile semplificazione. Per parlare in ceco vi basta sapere un presente, un passato, un futuro e un condizionale. Trovate maggiori informazioni al volume 8. Il passivo esiste, ma non si usa tanto.

Certo, dover dire tutto con solo quattro tempi è un po’ difficile per un italiano che, anche se capra, ne deve normalmente usare almeno otto – contando condizionali e congiuntivi usati a biga di coppo e non contando gerundi o coniugazioni perifrastiche. Ma si fa.

Una cosa che riesce più difficile, è invece comprendere il modo in cui in ceco ha ovviato a questa scarsità di tempi.

In realtà, è la cosa più difficile di tutte e quindi non ne parlerò

Per ora vi dico che si chiama aspetto verbale. E aggiungo che quando sarete grandi e sarete stati qui per un po’ inizierete a porvi delle domande sul perché in italiano c’è solo un verbo e in ceco ce ne sono due. A quel punto aprite questo (vol. 9). E, per il ciclo “c’è di peggio”, pensate che a noi boemisti questa cosa viene sbattuta in faccia tre mesi dopo la prima lezione in assoluto, quando nemmeno sai fare la Ř.

E quindi, è difficile imparare la lingua ceca?

Per italiani standard 

Dipende da quel che volete e da dove siete. Se vi interessa solo farvi capire parlando a biga di coppo, ce la fate stando un anno qua e con qualche sforzo consistente. Siete avvantaggiati se vi trovate in una città che non è Praga (sempre più ammorbata dalla fetida piaga che tutti induce a utilizzar l’idioma di Ken Follet). Più piccolo è il centro abitato e più fortunati siete.

Per boemisti che ci credono

Facendo avanti e indietro a colpi di erasmus è più ostica. Io ho iniziato a orientarmi bene quando facevo la traduzione di laurea per il triennio. Il problema è che traducevo Alois Jirásek. Al quinquennio invece, in un impeto di praticità e alla ricerca di qualcosa di più facile, ho tradotto Ladislav Vančura. Per chi sa il ceco veramente bene, ho tradotto questo romanzo. Ed è stato pure pubblicato (da loro, ma non compratelo. Comprate invece questo qui). In ogni caso, alla fine riuscivo a parlar ceco in maniera fluente, il problema è che parlavo come quel romanzo.

So benissimo che il nostro scopo ultimo (almeno a livello di intenzione) è raggiungere il livello madrelingua e non essere riconosciuti per stranieri quando parliamo. Di fatto però se si inizia a studiare una lingua troppo tardi, a men che non sia una neolatina, non ce la si fa. E iniziare a 20 anni in questo caso è tardi.

Insomma, se fate errori cercate di correggerli fin da subito o non ne uscite, ve li portate dietro e la gente saprà che site stranieri. Ok, esser presi per russi, ucraini, serbi o vychodniari anziché italiani è un bel traguardo. Ma quando vi viene fatto notare un errore semplice dopo 15 anni fa un male cane. Insomma: sforzatevi più che potete.

Quali sono le difficoltà principali della lingua ceca?

Direi che i problemi sono 4.

  1. Pronuncia – ažilmente superabile. Alcuni suoni entrano meno di altri e il più difficile, per me, non è la Ř ma la H.
  2. Declinazioni – è difficile capirne il principio logico, soprattutto se non avete fatto latino. Ed è difficile usarle in maniera meccanica. Ma si fa.
  3. Aspetti verbali. Questi sono difficili e basta.
  4. In ceco si usa molto di più il nome del verbo. Vedrò di scriverci su.

Altri simpatici glossari per apprendere parole in ceco

Altre domande sulla Repubblica Ceca? Visita la sezione F.A.Q.

Rozbludník: l’articolo in cui rispondiamo alle vostre domande su Praga


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Tiziano Marasco
Tiziano Marascohttps://www.tizianomarasco.com
Il Vojvoda | Friulano di nascita, parla 9 lingue e scrive in 4 alfabeti. Ha studiato metallistica all'università di Hedlund e seguito le lezioni del professor Krull. Alimenta la fiamma di Trockij, si è stabilito a Praga nel 2011. All'epoca stava fuggedo dalla Russia, dove aveva tentato di sabotare la rielezione di Putin. Riparato a Vienna ha provato a convincere gli austriaci a riprendere le loro terre, stabilendo però il parlamento al Karlmarxhof. Fallito anche questo tentativo, si è stabilito a Praga dove lo aveva invitato il suo amico Egon Bondy. Potete trovarlo a Žižkov travestito da Major Zeman. Per italia praga one way fa il favellatore di lingua ceca e riceve mezzo chilo di halušky al mese (con la bryndza e la slanina, mica quelli coi crauti).
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