La difficoltà della lingua ceca: la diglossia
Si era detto nel primo numero della nostra rubrica, che il ceco è una lingua ostile, un elemento che aumenta il livello di handicap nei confronti di questa lingua è la diglossia.
Il termine “diglossia” indica la compresenza di più lingue o varietà sociogeografiche diverse di lingue sociofunzionalmente ben differenziate, cioè usate dalla comunità parlante con specializzazione per diverse funzioni. Alcuni esempi tipici di diglossia vennero analizzati da Charles Ferguson, lo studioso che introdusse il concetto. I suoi viaggi in Svizzera e a Haiti lo portarono a descrivere i diversi ambiti di uso dei dialetti di svizzero tedesco in rapporto al tedesco standard, come anche tra la lingua haitiana e il creolo usato sull’isola.
da wikipedia
Tra queste c’è anche il ceco, le differenze però sono molto poche e concentrate soprattutto nella Boemia. Date le drammatiche circostanze in cui la diglossia è venuta a formarsi, riesce quasi impossibile credere che siano così poche.
Le differenze fra ceco parlato e scritto
Se non avete studiato ceco in Italia e lo avete imparato a Praga, molto probabilmente avete imparlato la lingua parlata (hovorová čeština), che differisce dalla scritta (spisovná čeština) per tre semplici aspetti.
- si dice “ej”, si scrive “ý” – esempi classici dobrej/dobrý (buono, aggettivo maschile), tejden/týden (settimana)
- si dice “ý” o “í”, si scrive “é” – esempi classici dobrý/dobré (buono, aggettivo neutro), polívka/polévka (minestra), votevříno/otevřeno (aperto)
- a inizio parola, si dice “vo” e si scrive “o” – – esempi classici votevříno/otevřeno (aperto), voko/oko (occhio), vokno/okno (finestra)
Tenete conto che le prime due regole sono sistematiche, la terza è quasi sistemtica perché, come ricorda il professor Severus
Non ho mai capito perché ogni tanto la V non si mette, credo sia per il numero di “ov” nella parola. Ad esempio non ho mai sentito nessuno dire ‘vovoce’, per fortuna (ovoce, frutta)
Ora, sapere queste differenze non vi serve a molto, non è che se dite U vystřeleného oka anziché U vystřelenýho voka (bar, di Žižkov, marcio) la gente non vi capisce. Però magari sapere la scrittura corretta vi torna utile per cercare i nomi dei bar su internet.
Le ragioni storiche della diglossia
Qui il punto è spiegare come tutto ha avuto inizio. E non è stato un bell’inizio. Si torna al 1620, il 20 novembre, con la Battaglia della montagna bianca. La Montagna Bianca (Bílá hora) non ho mai capito dove sia, comunque è il capolinea del 22. A parte questo, la battaglia è stata combattuta come al solito tra cechi e austriaci, e come spesso accade i cechi hanno perso.
Cosa che ha prodotto diverse conseguenze. Nobili e intellettuali giustiziati su due piedi. Nobili e intellettuali esiliati – tra i tanti anche Jan Amos Komenský, che tutti conoscete perché il suo faccione è effigiato sulla banconota da 200 corone. Il motivo della battaglia era, come spesso accade, la differenza religiosa tra etnie. Gli austriaci erano cattolici, i cechi erano protestanti.
Avete presente? I protestanti traducono i testi sacri, i cattolici no.
Ovviamente la vittoria dei cattolici impose la proibizione di tradurre i testi sacri. Ma portò anche al divieto totale di scrivere in ceco, in questo modo gli Asburgo intendevano impedire la formazione di una classe intelletuale ceca. Iniziò un periodo definitò “Temno” (oscurità), che durò fino al romanticismo. Si poteva solamente scrivere trattati sul ceco, e questi trattati, detti “Difese della lingua” (Obrany jazyka Českého) venivano scritti in latino.
Con il romanticismo, come in tutta Europa, molti filologi iniziarono a ricercare le origini della lingua e a rivolgere il loro interesse alle lingue minoritarie. Nel nostro caso, a iniziare tutto furono prima Dobrovský e poi Jungmann (quello di Jungmannovo Náměstí). Di fatto però questi non sapevano una parola di ceco, erano madrelingua tedeschi. Ovviamente, dopo 200 anni di Temno il ceco lo parlavano solo gli zappaterra.
Quindi Dobrovský prese a fare un dizionario ceco-tedesco basandosi sugli ultimi testi che erano stati scritti in ceco. Quelli di Komenský insomma. Ora, in 200 anni di Temno il ceco degli zappaterra, un po’ come succede a tutte le lingue, era andato avanti per la sua stradae ormai era molto diverso da quello di Komenský. Questo ha portato alle differenze di cui sopra.
E tenendo conto che, in 200 anni senza scrittura, una lingua non ha alcun tipo di freno che possa ostacolarne l’evoluzione, siamo anche fortunati che le differenze siano così poche.
Qua potete trovare tutti i numeri della nostra rubrica ceco in pillole
Qui trovate invece il volume che dà una panoramica della lingua ceca
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