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Repubblica Ceca-Euro: il paese adotterà mai la moneta unica?

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Sono oramai due mesi che il tema dell’euro, nella stampa ceca, tiene banco.

Vuoi per alcune uscite (e relative reazioni) del premier ceco uscente Bohuslav Sobotka. Vuoi per la fine degli interventi di svalutazione della corona – dopo che essi sono terminati la moneta locale è passata da un cambio di 27:1 a quello di 25,8:1 in pochissimi mesi nei confronti della valuta unionale. E anche un po’ perché, nonostante l’economia in piena forma e l’aumento dei prezzi, la ČR è ancora distante dagli standard di vita dei paesi della zona euro (o, se preferite, tedeschi).

Il paese però, sotto molti aspetti, sarebbe pronto per entrare nella zona euro: di tutti i paesi ex socialisti è quello con gli standard di vita migliori, Slovenia esclusa. Ciò nonostante, Praga continua a rinviare un passo che, all’entrata nell’UE, era previsto come possibile nel 2011.

Le statistiche – UE o ČR che siano – indicano che il buon momento di crescita economica indica il paese sarebbe in grado di far fronte a problemi imprevisti durante il periodo di transizione. I costi dell’introduzione dell’euro avrebbero un costo pari a 54 miliardi di corone.

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Secondo i dati presentati dal vicepresidente della CE per l’euro Vladis Dombrovskis, la ČR dovrebbe versare un contributo al meccanismo europeo di stabilità (Mes), pari a 34 miliardi di corone (1,26 miliardi di euro). Il contraccolpo economico avuto dal cambio di valuta sull’economia ceca comporterebbe un’ulteriore perdita pari a circa mezzo punto percentuale del Pil, vale a dire 20 miliardi di corone (0,74 miliardi di euro). Ma andrebbe tenuto conto che dal 2014 al 2020 Bruxelles verserà nelle casse ceche oltre 600 miliardi di corone tramite i fondi strutturali.

Oltre a questo, il periodo di crisi economica globale è alle spalle (per molti paesi) e l’Ue è meglio preparata nella gestione di eventuali crisi locali, come quelle accadute in Grecia. Inoltre la Slovacchia, uno dei due paesi post comunisti ad aver adottato l’euro, sta attraversando un periodo di crescita ancora maggiore di quello ceco.

Tuttavia, sebbene molti politici ed economi riconoscano il fatto che la ČR ha le carte in regola per l’adozione dell’euro, il governo, o meglio, i governi, tentennano. Secondo esperti e politici sarà possibile adottare l’euro al più presto nel 2020.

I motivi sono molti. In primis, le elezioni di quest’anno, laddove le proiezioni indicano che il partito che vincerà sarà, molto probabilment,e Ano, dell’attuale ministro delle Finanze Andrej Babiš. Babiš, pur non essendo un euroscettico in senso stretto, si attesta comunque su posizioni critiche nei confronti di Bruxelles (e sull’euro).

Questione di sensibilità

Non si può ignorare il fatto che non è mai stato avviato un dialogo volto a sensibilizzare la popolazione sull’adozione della moneta unica. Ai cittadini cechi non sono fornite informazioni positive sull’euro.

L’introduzione dell’euro, secondo molti analisti, abbatterebbe le barriere nel commercio con l’Ue e porterebbe incertezza per esportatori e importatori. L’arrivo dell’euro sarebbe però importante per aumentare il senso di appartenenza ceca all’Unione europea, attualmente piuttosto scarso.

Ed è scarso appunto a causa della pubblicità negativa fatta all’euro dai governi cechi (ma questo è un trend europeo, purtroppo). A partire dal 2009, durante la crisi greca, sono state fornite fin troppe informazioni negative sulla moneta unica e sui meccanismi di stabilità europea.

Non è mai stata fornita, invece, una descrizione delle immani differenze tra il sistema economico ceco e quello greco. Da allora la politica ceca, in effetti, tende a puntare il dito contro Bruxelles, additandola come causa di ogni male. Si tratta del cosiddetto sistema di pensiero “forse non siamo buoni politici, ma quelli europei sono molto peggio”. Ma ripetiamo che questo è un trend europeo.

E questo è il punto. Come accaduto per la Slovenia e la Slovacchia, anche la Repubblica Ceca potrebbe ottenere immani vantaggi economici dall’arrivo dell’euro: confina due paesi che hanno sia l’euro che prezzi molto più alti, e la differenza non sarà appianata in 2 giorni (il costo della vita sloveno è ancora molto più basso di quelli austriaco e italiano).

Ma a causa delle critiche mosse alla moneta unica negli ultimi 8 anni, nessun partito si sognerebbe di inserire l’euro nel suo programma elettorale. Sarebbe un suicidio. Le procedure di informazione di cui sopra dovrebbero essere introdotte da un governo appena eletto. Difficilmente il nuovo governo ceco, però, lo farà. E si rimanderà ancora.

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Tiziano Marasco
Tiziano Marascohttps://www.tizianomarasco.com
Il Vojvoda | Friulano di nascita, parla 9 lingue e scrive in 4 alfabeti. Ha studiato metallistica all'università di Hedlund e seguito le lezioni del professor Krull. Alimenta la fiamma di Trockij, si è stabilito a Praga nel 2011. All'epoca stava fuggedo dalla Russia, dove aveva tentato di sabotare la rielezione di Putin. Riparato a Vienna ha provato a convincere gli austriaci a riprendere le loro terre, stabilendo però il parlamento al Karlmarxhof. Fallito anche questo tentativo, si è stabilito a Praga dove lo aveva invitato il suo amico Egon Bondy. Potete trovarlo a Žižkov travestito da Major Zeman. Per italia praga one way fa il favellatore di lingua ceca e riceve mezzo chilo di halušky al mese (con la bryndza e la slanina, mica quelli coi crauti).
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1 commento

  1. Ciao Tiziano,
    complimenti per l’articolo!
    Da parte mia spero che la Repubblica Ceca non entri mai a fare parte della moneta unica,
    ormai grandi economisti, politici e filosofi italiani (vedi Antonino Galloni, Alberto Bagnai, Paolo Maddalena, Luciano Barra Caracciolo, Marco Mori, Diego Fusaro) hanno evidenziato senza ombra di dubbio (con decine di libri) come la moneta unica favorisca il flusso di denaro dal basso (poveri) verso l’alto (ricchi) aumentando la forbice tra i benestanti e i dissidenti; nel piccolo: rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri; nel macro: rende le nazioni più potenti economicamente (Germania, Danimarca, Olanda, Francia) sempre più ricche e le nazioni più povere (PIGS) sempre più povere drenando denaro da queste ultime a favore delle nazioni con una maggiore forza economica (vedi esportazione).

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