Siete qui solo per mere questioni di clickbait. Se guardate i cartoni del Krtek, infatti, di ceco ne imparate poco, essendo per lo più muti come quelli di Will E. Coyote.
Il punto è però che la parola Krtek (talpetta, talpa si dice krt), ha una declinazione tutta particolare ed è una declinazione molto diffusa: tutti i diminutivi dei nomi maschili cechi infatti, ovvero tutte le parole che finiscono in -ek e -iček (da stolek a Lojziček), si declinano secondo questo modello qui sotto. E anche parecchi monosillabi come den e sen.
Come noterete, la E è presente solo nel nominativo singolare. E vale per pressoché tutte le parole che finiscono in -ek ed -ec. Krtek diventa Krtka, stolek passa a stolku, Lojziček a Lojzička (perché è animato), Sen e Den a Snu e Dnu, Sedlec diventa Sedlce. Niente, così è e dovete farvelo andar bene. Questa cosa in ceco si chiama “pohyblivé E” (E mobile).
Prendiamola larghissima
Se però voleste mai sapere perché questa cosa accade, possiamo fare un salto indietro di mille e passa anni. O meglio, facciamolo prima di 1000 e passa chilometri verso est e andiamo in Russia.
Se mai vi siete confrontati con l’alfabeto della lingua parlata in quel paese in effetti, avrete notato che molte lettere sono simili alle nostre, salvo poi avere una pronuncia completamente diversa (citiamo a caso H, P e Я che in realtà sono N, R e Ja). Ve ne sono poi due che somigliano a una “b” minuscola, ovvero “ъ” e “ь”1 e che hanno l’invidiabile funzione di non servire a nulla nella maggior parte dei casi2. Posto che d’ora in avanti “ъ” e “ь” li indicheremo per lo più con un apostrofo e li chiameremo “jer” (duro il primo e molle il secondo), ci ricolleghiamo al principio per cui l’eccezione di oggi è la regola di ieri.
Ovvero se questi due Jer (il primo in particolare) oggi sono inutili, in passato dovevano servire a qualcosa. E così è. Tanto che perfino il rumeno se li è presi nel suo alfabeto e li chiama ă e î. La regola di ieri comunque si chiama…
Legge della sillaba aperta
Ecchevvordì? Beh, qui giochiamo in casa, dato che a occhio anche l’italiano deve averla avuta per un certo periodo, almeno in fine di parola. Sillaba aperta vuole infatti dire che la sillaba termina in vocale. E se ci pensate in italiano praticamente qualsiasi parola finisce in vocale.
Ora di lingue che, ad oggi, hanno la legge della sillaba aperta totale (cioè in ogni sillaba esistente in quella lingua) mi viene in mente solo il giapponese. Se ci pensate infatti, i giapponesi hanno solo parole tipo Fu-ji-ya-ma, O-ki-na-wa, Ya-na-gi-sa-wa. Per lo stesso motivo i personaggi di Naruto dicono “chakura” invece di chakra, o ancora lo Schneider di Holly e Benji in originale lo chiamano “Šinaide”: semplicemente, per loro è impossibile chiudere una sillaba con la consonante.
Ecco, il protoslavo aveva questa stessa regola e pure del tipo totale. Buffo per delle lingue che a una certa hanno fatto un genocidio di vocali e adesso praticamente quasi non hanno più. Qui entrano in gioco gli jer, che appunto a suo tempo erano delle vocali ed avevano un loro suono. Non sappiamo quale fosse questo suono perché non abbiamo registrazioni audio del periodo, ma erano vocali.
Questa cosa la sappiamo proprio per il fatto che in russo alcuni jer sono rimasti in posizioni assolutamente inutili. Le posizioni utili per lo jer molle sono dietro a consonanti dure, perché le fanno palatalizzare (ad esempio in russo “ň” si scrive “нь”). Per lo jer duro invece non ce ne sono. Abbiamo quindi parole come rus’ (che significa rus come in latino) o step’ (che non significa step come in inglese ma steppa come in italiano). In queste parole gli jer ci sono rimasti perché, boh, magari un russista lo sa.
Ma noi siamo qui per suonarcela e cantarcela parlar di ceco e spiegarvi che fine hanno fatto gli Jer in questa lingua. Anche qui, nel passaggio dal protoslavo al ceco, le cose hanno seguito un principio ben preciso.
Principio di caduta e voocalizzazione degli jer
Questo principio in ceco è detto Havlíkovo pravidlo (regola di Havlík). Messa così sembra piuttosto complessa e in effetti l’enunciato di questa regola non è molto più semplice di una legge fisica. Quindi cerchiamo di spiegarlo nel modo più semplice possibile. Il principio dice:
“contando dalla fine della parola,
gli jer IN POSIZIONE dispari cadono (spariscono)
e quelli IN POSIZIONE PARI VOCALIZZANO
(si trasformano in “E”)“
Spieghiamolo un po’ in concreto aiutandoci con la parola DEN (giorno). Essa in protoslavo si scriveva D’N’ (дънъ – c’erano, appunto, due jer). Ora:
- Contando da fine parola, lo jer dietro alla N è in prima posizione (dispari) e quindi cade.
- Lo jer dietro alla D è in seconda posizione (pari) e quindi si trasforma in “E”. Così abbiamo Den.
Se passiamo però al genitivo, notiamo che in protoslavo era d’nu (дъну). E il fatto che dietro la N non ci sia uno jer ma la U fa sì che lo jer dietro alla D si trovi in prima posizione, quindi dispari. Insomma, deve levarsi dal c*zzo cadere e la parola ceca diventa DNU. Così in tutta la declinazione.
E così il genitivo plurale per holka è holEk, proprio perché anticamente era hol’k’ e il primo jer è caduto mentre il secondo si è fatto “E”.
Certo. Ora potete venirmi a dire che in quel Krt all’inizio di Krtek o almeno di Krtka, secondo questa regola, dovrebbe esserci una qualche E. Sono d’accordo con voi. Non so perché manchi3. Chiedetelo a Havlík, che la regola la ha inventata.
Altre cose inutili
1. Nel vocalizzare lo jer, in linea di massima le tre famiglie di lingue slave hanno la loro vocale preferita:
- per la famiglia ovest (ceco, polacco, slovacco) essa è E (sen, sogno)
- per la famiglia jugo (sloveno, bulgaro, macedone e serbocroatobosniacomontenegrino4) essa è A (san, sogno)
- la famiglia est (russo, bielorusso, ucraino) infine preferisce la O (son, sogno).
2. La regola di Havlík vale solo per il ceco, e se mai inizierete ad avventurarvi nel superfluo magico mondo dello slovacco ve ne accorgerete.
Note
1 Poi c’è “Ы” che è la “y” ceca.
2 Perché trollare un po’ i russisti in sala fa sempre piacere.
3 penso sia dovuto al fatto che R ed L nei gruppi di consonanti si contano come vocali. Tant’è che nella famiglia est sono diventate tutte O (questa cosa si chiama pleofonia): vlk diventa volk, hrad diventa gòrod, hlava diventa golovà.
4 Altrimenti si offendono anche se parlano la stessa lingua.
Pace, bene e un Пифферъ Хъристолюбець a tutti
Qua potete trovare tutti i numeri della nostra rubrica ceco in pillole
Qui trovate invece il volume che dà una panoramica della lingua ceca
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