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Stagisti in Repubblica Ceca: Camilla Rimoldi, studentessa di ceco

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Italia Praga One Way incontra Camilla Rimoldi, studentessa di ceco e stagista presso l’Istituto Italiano di Cultura.

La prima domanda è logica: perché hai deciso di studiare ceco?

Me lo chiedono in tanti… persino (e soprattutto) i cechi! Per quanto mi riguarda, è stata una scelta accidentale: volevo accostare allo studio del russo quello di un’altra lingua slava. Ho provato ad assistere ad una lezione di ceco, pensando di nascondermi in ultima fila… Non avevo una visione molto realista del numero degli studenti! Sono stata presto affascinata dalla cultura e dalla lingua ceca e non ho mai rimpianto la mia scelta.

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Quali sono le principali asperità nello studio del ceco?

Gli stranieri di solito sono spaventati dalla pronuncia e dal numero di consonanti che i cechi riescono a mettere in fila nel totale disprezzo delle vocali. Per noi italiani, tuttavia, credo che la pronuncia risulti fattibile, eccezion fatta per la temibile “ř” ceca con cui i locali sostengono di poter riconoscere gli impostori stranieri. Per me, invece, la principale difficoltà è rappresentata dalle declinazioni: una cosa è studiarle a memoria, un’altra è metterle in pratica nella lingua parlata. Inoltre, c’è una differenza piuttosto marcata tra il ceco scritto (spisovná čeština), quello che ho studiato sui libri, e il ceco parlato nei contesti informali (obecná čeština), quello che sento tutti i giorni in giro per Praga: appena arrivata avevo il terrore che quello che dicevo risultasse troppo scolastico. (a margine di ciò inseriamo il link alla nostra rubrica semilinguistica, ndr.)

Quali invece i vantaggi (se ce ne sono)?

I vantaggi sono concreti vivendo a Praga: essere capaci di muoversi più facilmente per la città, affrontare una discussione con un’impiegata della posta poco disponibile, fare amicizia con i cechi seduti al tavolo accanto al tuo… Più in generale, studiare una lingua minore dà tante soddisfazioni: dal privilegio di studiare in gruppi ristretti ed essere maggiormente seguiti dagli insegnanti, alla consapevolezza di dare il tuo piccolo contributo alla diffusione di una lingua di cui molti ignorano l’esistenza. Il mondo degli studenti di ceco e dei boemisti, inoltre, è piuttosto ristretto, quindi si hanno molte occasioni di conoscersi e di confrontarsi.

Cosa ti ha spinto ad accettare il tirocinio presso l’IIC? Quali erano le tue mansioni?

Quando ho fatto domanda all’IIC di Praga ero alla ricerca di uno stage nella capitale; avendo frequentato l’Istituto per consultarne la biblioteca, mi sono detta che sarebbe stato il luogo ideale per i miei studi. Quando ho ricevuto una risposta positiva, non potevo che esserne felice! Le mie mansioni spaziavano molto: il mio posto ufficiale era alla contabilità, ma mi sono occupata anche di traduzioni dal ceco all’italiano, disbrigo di corrispondenza, revisioni linguistiche…. E la parte più dinamica, l’organizzazione dei numerosi eventi culturali che si tengono all’Istituto o ai quali esso collabora.

Secondo te quali sono le prime mosse da fare, come studente, una volta arrivati qui?

Uscire e passeggiare per la città, perdersi tra le viuzze di Malá Strana e rimirare i meravigliosi palazzi sulla Vltava. Dopodiché, occuparsi delle questioni pratiche: fare una SIM, aprire un conto ceco – consiglio Airbank (noi invece Fio e Equabank, ndr.), comprare l’abbonamento ai trasporti (economico e utilissimo). In generale, consiglio agli studenti che vengono a Praga di immergersi nella realtà boema e di approfittare di tutte le opportunità che Praga offre, senza limitarsi alla frequentazione di stranieri e luoghi expat.

Pur parlando la lingua, hai trovato delle difficoltà nell’ambientarti, o ci sono state cose che ti hanno messo a disagio?

Non ricordo particolari difficoltà nell’ambientarmi in Repubblica Ceca. Sicuramente i cechi non hanno sempre il sorriso sulle labbra e questo può risultare frustrante per chi non è abituato, ma se non si arriva pensando di essere in Spagna è meno traumatico del previsto. Nemmeno la spiccata abitudine a mangiare carne, presente del resto nella maggior parte dei piatti tipici, è mai risultata fonte di disagio per una vegetariana come me – Praga è piena di bar, ristoranti e alimentari vegan friendly.

Secondo te gli italiani del nord hanno meno problemi ad acclimatarsi in ČR rispetto a quelli del sud?

Sicuramente il clima freddo e il grigiore che spesso impera in inverno risultano più accettabili, con le dovute eccezioni, ad un italiano del nord. Così come un certo distacco da parte delle persone, soprattutto quelle che lavorano nella pubblica amministrazione. Tendenzialmente non amo ragionare per cliché, ma facendo riferimento alla mia diretta esperienza, penso che l’attaccamento alla propria terra sia più diffuso tra gli italiani del sud (il che mi pare comprensibile considerando i paesaggi mozzafiato che, ahimè, non sono comparabili ad alcun angolo della Lombardia): per quanto a volte mi manchi “casa”, ho sempre tenuto a bada la nostalgia senza problemi.

Ci sono invece cose che ti sono piaciute particolarmente?

Il grande rispetto che i cechi hanno per la cultura e il fatto che questa sia concepita in maniera “democratica” e non elitaria: per esempio, qui è possibile andare all’opera a prezzi più che ragionevoli. In generale, la cultura è molto diffusa anche e soprattutto fra i giovani e l’atteggiamento nei suoi confronti è rilassato e ben poco snob. Mi ha colpito fin dall’inizio, inoltre, la dinamicità della società: sia a Brno, dove ho vissuto per cinque mesi, che a Praga è incredibile il numero di iniziative a cui è possibile partecipare in città: concerti, conferenze, mercatini delle pulci, tandem linguistici, festival di tutti i tipi…

Ci sono cose che consiglieresti assolutamente di fare a chi resta in ČR per tre mesi?

Visitare il più possibile: in generale consiglio di approfittare della posizione geografica del Paese, davvero nel cuore dell’Europa, ma a chi resta tre mesi suggerisco piuttosto di esplorare la Repubblica Ceca – i prezzi dei trasporti sono modici, a volte stracciati (Kutná Hora si può raggiungere in treno al costo di otto euro a/r) e l’occasione di vedere certi luoghi difficilmente ricapiterà. Český Krumlov è sicuramente una delle cittadine più affascinanti e ha uno charme quasi fiabesco, ma consiglio anche Olomouc e Brno in Moravia. A chi si trova a Praga, consiglio di non cercare automaticamente luoghi per expat dando per scontato che i restanti non siano English-friendly: in Repubblica Ceca, per esempio, il doppiaggio dei film è praticamente inesistente, quindi è possibile frequentare i bei cinema di cui la città dispone, spesso godendo anche dei sottotitoli in inglese (soprattutto durante i tanti festival cinematografici organizzati a Praga).

Infine, come valuti la ČR in prospettiva emigrativa? È un buon paese in cui trasferirsi?

Sicuramente se dopo il mio Erasmus sono rimasta a Praga è anche perché trovo sia una città funzionale, efficiente, a misura d’uomo e perché ho un debole per la cultura ceca e per certe vedute indimenticabili che la città regala… Da un punto di vista lavorativo, ancora non ho diretta esperienza ma conosco molti stranieri che si sono trasferiti qui: trovare lavoro in una delle tante multinazionali sembra relativamente semplice e, anche se tendenzialmente gli stipendi non sono altissimi, i costi contenuti della città fanno sì che ci si possa togliere alcuni sfizi. Il tasso di disoccupazione è il più basso in Europa, e per noi Italiani questo risulta indubbiamente affascinante. Tuttavia, non conoscendo la lingua si ha accesso solo a una fetta ristretta del mercato del lavoro.


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Tiziano Marasco
Tiziano Marascohttps://www.tizianomarasco.com
Il Vojvoda | Friulano di nascita, parla 9 lingue e scrive in 4 alfabeti. Ha studiato metallistica all'università di Hedlund e seguito le lezioni del professor Krull. Alimenta la fiamma di Trockij, si è stabilito a Praga nel 2011. All'epoca stava fuggedo dalla Russia, dove aveva tentato di sabotare la rielezione di Putin. Riparato a Vienna ha provato a convincere gli austriaci a riprendere le loro terre, stabilendo però il parlamento al Karlmarxhof. Fallito anche questo tentativo, si è stabilito a Praga dove lo aveva invitato il suo amico Egon Bondy. Potete trovarlo a Žižkov travestito da Major Zeman. Per italia praga one way fa il favellatore di lingua ceca e riceve mezzo chilo di halušky al mese (con la bryndza e la slanina, mica quelli coi crauti).
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